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Facebook niente paura per privacy e pericoli

Facebook, niente paura: né droga né Grande Fratello

“Io un profilo Facebook non ce l’ho perché altrimenti tutti si fanno i fatti miei”, “I social network creano dipendenza, sono una droga pericolosa” “I social network sono roba da ragazzini, a me non interessano giochini e pettegolezzi”. Una grandissima fetta di popolazione non si avvicina ai social per paura, diffidenza o perché convinta che quella in rete non sia vita reale, non sia la realtà.

Beh, rassegnatevi: Facebook e gli altri social network sono la realtà e non sono più pericolosi di una passeggiata in centro. Avere un profilo in Facebook è l’equivalente di uscire di casa: prima di uscire di casa da soli è importante essere a conoscenza delle regole basilari della comunità, sapere distinguere una opportunità da un pericolo, un malvivente da una persona per bene ed è importante sapersi difendere e sapere cosa fare in caso di pericolo. Facebook è esattamente la stessa cosa, né più né meno.

Qui di seguito, due esempi tra i tanti di ciò che si dice sui social e i suoi pericoli.

I social network come Twitter e Facebook scatenano dipendenza.

Sono una droga e non ce ne rendiamo conto. Non solo perché assorbono buona parte del nostro tempo libero e ci distolgono da altri interessi. Da un punto di vista neurochimico ogni accesso ai social network è per il cervello uno “zuccherino” ossia un rinforzo positivo che corrisponde alla secrezione di dopamina. Leggere un pettegolezzo, sentirsi pensati da qualcuno, ricevere un invito o un aggiornamento via Facebook ci fa sentire subito appagati e socialmente attivi. In realtà ci da un falso senso di appartenenza che favorisce un progressivo ritiro relazionale. Siamo al centro di una fitta rete di relazioni ma in realtà siamo soli! Anche la comunicazione verbale si impoverisce: ciò che in una email comunichiamo con un emotion ossia una faccina, quando ci troviamo la persona di fronte risulta molto più difficile da dire a parole. Un uso intelligente dei social prevede un tempo massimo di un’ora al giorno. Fissiamo un orario in cui leggere le email, rispondere, chattare e rispettiamolo. E facciamo caso a quante volte abbiamo l’impulso di controllare email e sms. Se ci capita spesso siamo già dipendenti. – Fonte: MenteCorpo – Riza.

Non sono d’accordo. Un uso intelligente dei social prevede l’utilizzo del cervello, non un tempo massimo di un’ora al giorno. E questo vale per tutte le attività che, anche nella realtà e non solo in rete, offrono “zuccherini” al nostro cervello: dallo shopping al cibo spazzatura. Facebook è la realtà, non un mondo a parte, e in quanto tale è bene viverlo come facciamo con tutto il resto, con intelligenza e secondo il tempo che abbiamo a disposizione. Si possono fare più danni in rete e a sé stessi in un’ora che in una intera giornata, così come ci si fa più danno in un’ora di shopping compulsivo e incontrollato che in un giornata passata a girare per negozi, oppure con una abbuffata consolatoria di un’ora piuttosto che con una intera giornata di degustazioni.

Il secondo esempio arriva da Panorama, che in questo articolo spiega:

“Se hai una media di 130 amici, sono circa 8500 le persone che possono leggere chi andrai a votare, la musica che ascolti e la tizia – sposata – che stai broccolando”.

Non è per niente vero. Se hai una media di 130 amici, sono 8500 le persone che possono farsi i fatti tuoi solo se non sai usare lo strumento che hai in mano, cioè se non sai gestire le liste di amici, le impostazioni della privacy, i tag alle foto e tutti gli altri strumenti che Facebook e ogni altro social network ti mette a disposizione per regolare l’accesso alle tue informazioni. Sostenere che se ho 130 amici sono 8500 le persone che possono leggere i fatti miei equivale a dire che se ho un’auto sono 850 le persone che posso ferire involontariamente in un’ora. Il che può essere vero, ma solo se non so guidare. Oltre a questo, in rete come fuori vale una regola d’oro che precede l’avvento dei social e della rete: se non vuoi che una cosa si sappia, non dirla. E chiediti anche se sia il caso di non farla.

Per informazioni su come impostare correttamente la privacy in Facebook e su come gestire e prevenire tag indesiderati e amici “spioni” vi consiglio di leggere questo mio articolo sul blog Ragazze Moderne di Donna Monderna: Facebook: 3 consigli per usarlo al meglio (ed evitare scocciature)

Infine, per tutti coloro che sono convinti che Facebook serva soltanto a perdere tempo, vorrei provare a mostrare un modo diverso di utilizzare questo strumento: Facebook come canale di informazione. Ormai tutti i più autorevoli quotidiani, sia generalisti che specializzati, hanno una pagina Facebook dove condividono le notizie più importanti del giorno, spesso sotto forma di link all’articolo preceduto da alcune righe di commento o di riassunto. Seguire le giuste pagine ci consente quindi con una sola sbirciata alla nostra bacheca di ottenere le notizie del giorno, magari già anche con un commento significativo, prima ancora di essere usciti per comprare il giornale e senza nemmeno la necessità di consultare le varie pagine online di ciascun giornale.

In più, ci sono gli influencers, cioè le personalità autorevoli su determinati argomenti. Seguire i profili di queste persone, se ben selezionati, ci mette aportata di mano il punto di vista degli esperti in materia.

Non è finita: ci sono anche i gruppi di discussione. Evoluzione dei vecchi forum, i gruppi di discussione riuniscono tutti coloro che sono interessati ad un determinato argomento e spesso sono veri e propri assembramenti di esperti disponibili a dare consigli, suggerimenti e a scambiarsi idee.

Se ben utilizzato, Facebook si può quindi tramutare in un importante strumenti di lavoro, di informazione e di formazione, oltre che naturalmente di personal branding.

Insomma, Facebook e tutti gli altri social network non sono né pericolosi né roba per ragazzini e, soprattutto, non sono un mondo a parte. Sono uno strumento. E come tutti gli strumenti, dalla ruota al coltello, dall’automobile alla porta di casa, deve essere usato con consapevolezza.

A questo proposito cito Rudy Bandiera nel suo libro “Digital Carisma“:

“Si è sempre erroneamente sostenuto che la vita reale e la vita digitale siano distinte, generando errori semantici più volte perpetrati dai media quali il popolo della Rete, come se offline il popolo fosse un altro! La verità è tutt’altra: la vita reale e la vita digitale sono due facce della stessa medaglia, anzi sono la stessa faccia della stessa medaglia”.

 

p.s. Lo spunto per la scrittura di questo articolo è arrivato proprio grazie a un gruppo Facebook, quello della Rete al Femminile Milano, un network dedicato a donne imprenditrici, freelance e in proprio a Milano, parte di una grande rete nazionale distribuita su tutta Italia. Per saperne di più visita retealfemminile.com.